Passiamo la maggior parte della giornata con gli occhi sullo schermo di uno smart-phone, di un tablet o del pc, e trascorriamo quasi più tempo nel mondo virtuale che in quello reale.
Ne siamo affascinati perché ci permettiamo di mostrare agli altri quello che vorremmo essere, affermando aspetti di noi che normalmente non siamo soliti rivelare a nessuno, talvolta neanche al marito, alla moglie o a un amico, mentre nascondiamo parti di noi che non vogliamo far vedere. Ecco perché, quando incontrate un partner scelto su una app, spesso vi sorprendete della reazione che avete quando lo conoscete nella realtà, che lo fa apparire diverso da come lo immaginavate.
Il mondo virtuale ci consente di esprimere qualcosa che altrimenti resterebbe nell’ombra e ci fa scoprire persino di poter essere quello che non avremmo mai immaginato.
A volte è proprio nel mondo virtuale che ci si permette di essere reali.
C’è chi lo usa per avere finalmente un’identità, perché nel mondo reale non si sente abbastanza apprezzato o non riscuote il successo che vorrebbe.
Spesso si tratta di un alter ego che ci farebbe troppa paura agire nella vita reale. Così quando conosciamo qualcuno nel mondo virtuale e instauriamo una relazione altrettanto virtuale, inconsciamente o consapevolmente scegliamo di essere un personaggio da interpretare, un po’ come fosse un gioco.
Il problema è che nella realtà c’è il rischio di essere smascherati e allora è probabile che le persone evitino il confronto con l’altro perché temono di non piacere per quello che sono.
Molto spesso, rimandano o rifiutano l’incontro per timidezza e insicurezza, così che all’altro resti l’illusione che sia perfetto e che si instauri una relazione virtuale anch’essa perfetta. Ecco perché spesso capita di chiedersi: “perché non mi ha voluto vedere? Avevamo chattato per ore e poi non mi ha dato un appuntamento. Perché è sparito o sparita?”.
E allora ci si aggrappa a un messaggio affidando alla risposta il senso del valore personale, perciò se la risposta non arriva o non è quella che desideriamo, la tendenza può essere di credere di aver detto o fatto qualcosa che non andava o di non essere abbastanza attraenti per l’altro o ancora di aver deluso le sue aspettative.
Può succedere che la persona si senta rifiutata e che pensi sia colpa sua se l’altro ha cambiato idea. Questo tipo di relazioni possono essere molto pericolose perché contribuiscono ad abbassare l’autostima, soprattutto se questa è già carente o molto bassa.
L’amore virtuale può trasformarsi in reale se le intenzioni di ognuno sono sincere e ci si mostra per quello che si è veramente, altrimenti è molto probabile che resti tale.
Il punto è che non sempre siamo pienamente consapevoli dell’immagine che diamo di noi, e nel mondo virtuale ci si può dimenticare di chi si è veramente.
Ciò accade perché cerchiamo di essere approvati dagli altri e di compiacerli, quindi tentiamo di mostrarci secondo i desideri altrui e di rispondere quanto più possibile alle esigenze dell’altro, cioè di apparire come l’altro vorrebbe. Questo è ancora più vero quando incontriamo qualcuno nel mondo virtuale, ove portare una maschera è più ammissibile che nella realtà, perché manca il confronto con la realtà, che lascia spazio all’immaginazione, nonché all’illusione.
Ecco perché il più delle volte si resta poi delusi dall’incontro con il reale.
Questa è l’era dell’apparire e i mezzi che abbiamo a disposizione facilitano la possibilità di amplificare un’immagine che può essere altrettanto facilmente smentita.
Essere e apparire è il conflitto tra cui ci barcameniamo di continuo e rappresenta la differenza tra come siamo e come vorremmo essere e in una società come quella in cui viviamo questo confine è sempre più labile, perché la società e la cultura dei mezzi virtuali spingono a mostrarsi diversi da quello che siamo.
Qualora poi ci si incontri nel mondo reale, esperire realmente quanto fantasticato è spesso deludente, in quanto è tutto falsato e dunque non rispondente a verità.
La persona finisce spesso col credere a quello che vuole, al suo ideale dell’altro e a ciò che rappresenta per sé, pertanto, oltre a percepire l’altro in maniera distorta, distorce anche l’idea che si fa della relazione che potrebbe instaurare con lui o con lei, cercando di farla coincidere con la propria fantasia.
Ci sono casi in cui l’identità virtuale prende il sopravvento al punto che la persona si identifica con essa, perdendo di vista i propri desideri e i bisogni reali, immedesimandosi completamente nella parte.
In tal modo anche le relazioni che viviamo diventano virtuali e possono alimentare una personalità narcisista, la cui caratteristica è di interpretare il ruolo di imbonitore o di ammaliatrice, che seducono sulla base di qualità che in realtà non possiedono.
Inoltre, dato che il mondo virtuale non è apparentemente regolato da nessuna norma, le persone si trattano con minore rispetto che nel mondo reale e le relazioni possono diventare rapporti di potere, nel senso che uno interpreta la parte del carnefice e l’altro della vittima.
In questi casi c’è chi abusa di un ruolo che nella vita reale non gli è consentito di interpretare, mentre chi sta al gioco si sottomette perché magari già si sente e si propone come debole nella vita reale.
Il mondo virtuale diventa la realtà dove tutto è permesso e tutto è possibile, perciò può diventare rischioso per chi abbia già una bassa autostima, perchè le reazioni e gli atteggiamenti che l’altro assume possono facilmente essere interpretati come la diretta conseguenza del proprio modo di essere, di cui la persona si sente responsabile, contribuendo con ciò ad avvalorare l’opinione negativa di sé.
Chi invece ha una personalità narcisista e dunque ha un’autostima troppo elevata, trova un terreno fertile per ingigantire e coltivare un’immagine già grandiosa di sé.
In entrambe i casi bisogna stare attenti a non incorrere nel rischio di manifestare il lato opposto a quello che solitamente si esprime nella realtà, o di esagerare quello che di solito si reprime.