Similmente a ciò che accade ai protagonisti di questo dramma, è possibile che gli enneatipi Quattro abbiano vissuto un’esistenza difficile e tormentata e che gli avvenimenti del loro percorso di crescita possano aver contribuito a renderli particolarmente vulnerabili. Spesso la vita li ha messi a dura prova e per questo amano sentirsi compiangere, sebbene le reali condizioni di difficoltà che si trovano ad affrontare, talvolta, diano loro ragione di meritare la compassione altrui.
Gli enneatipi Quattro sono proprio come i numeri primi, “divisibili soltanto per uno e per se stessi”: infatti credono di essere unici per il modo in cui percepiscono le emozioni, tanto da non poter essere compresi da nessuno se non da se stessi.
“Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri. Sono numeri speciali, sospettosi e solitari” e per questo Mattia (Luca Marinelli), che è particolarmente sensibile e rifugge le relazioni sociali, trova che siano meravigliosi.
Certe volte pensa che “in quella sequenza i numeri ci siano finiti per sbaglio”, come per sbaglio a lui è accaduto di trovarsi nella terribile vicenda in cui è coinvolto, e che “vi siano rimasti intrappolati come perline infilate in una collana”, allo stesso modo in cui lui si è trovato imprigionato nel senso di colpa. Altre volte invece, sospetta che “anche a loro piacerebbe essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne siano capaci”.
Mattia, a causa del suo vissuto, si sente proprio come i numeri primi, la cui natura impedisce loro di essere uguali a tutti gli altri, e i pensieri che passano per la sua testa rispecchiano il suo desiderio di essere “normale”, oltre alla frustrazione per il fatto di sentirsi sempre diverso e inadeguato.
“E fra questi ce ne sono alcuni ancora più speciali, si chiamano primi gemelli e sono delle coppie di numeri primi vicini tra loro, ad esempio l’11 e il 13, oppure il 17 e il 19, ma anche i primi gemelli non si sfiorano mai, perché c’è un solo numero pari a separarli”.
In queste parole è racchiusa la metafora che definisce esattamente lo stato d’animo e la visione di questi enneatipi, per cui in virtù dei traumi che li hanno resi unici come i numeri primi, fanno fatica ad essere in sintonia con il resto del mondo. Ma, come emerge nel film, “non è facile mettere insieme due numeri divisi sempre e comunque da un altro numero”, che per questo “si sfiorano senza mai toccarsi per davvero”, come accade a Mattia e Alice (Alba Rochrwacher), che a volte sembra non si riescano a comprendere neanche tra di loro.
I protagonisti sono uniti dal fatto di portare il peso di un disagio, che possono condividere soltanto grazie alla reciproca empatia e al comune vissuto di solitudine, sulla base di questi sentimenti stringono un legame tanto forte da diventare l’uno l’alter ego dell’altra. Quando Mattia incontra per la prima volta Alice intuisce immediatamente il suo stato di malessere chiedendole cosa le sia successo alla gamba, e il fatto di trovarsi in una condizione simile gli permette di stabilire subito un’intesa con lei. Così Alice, che di solito non si sente accettata da nessuno, decide di aprire il suo cuore e confidarsi con Mattia, perché reputa che sia il solo in grado di capire la sua sofferenza e di poterla aiutare, identificandolo con il ‘salvatore’, di cui si innamora.
La sofferenza di cui è permeata la storia dei due protagonisti, segnata da drammi che hanno severamente condizionato la loro intera esistenza, ha influenzato in modo marcato lo sviluppo di alcuni aspetti del loro carattere. Mattia, per esempio, proprio perché è più sensibile degli altri, prende sempre le parti degli indifesi, e per l’indifferenza che i genitori e i compagni gli dimostrano, è particolarmente timido e conduce una vita isolata: del resto “non esce mai, non ha amici, sta sempre chiuso in camera sua”, come dice la madre.
Anche Alice, a causa dell’incidente che l’ha resa zoppa e per il fatto di essere considerata diversa, nutre un profondo sentimento di solidarietà nei confronti di chi è simile a lei. Peraltro, continuamente derisa dai coetanei e persino denigrata dal padre, che la sminuisce per il suo aspetto e ignora i suoi bisogni, ha maturato una bassissima stima di sé. Sin da piccola Alice è costretta dal padre a fare quello che vuole lui e a non essere libera di seguire i propri desideri, al punto che alla richiesta di andare in bagno, le viene risposto: “Hai avuto tutto il tempo, no, adesso te la tieni”. Anche Mattia, costretto ad occuparsi della sorella, cui viene rivolta tutta l’attenzione dei familiari, non ha mai avvertito alcun riguardo per le sue esigenze e si sente trascurato e incompreso. Forse alla fine si è rassegnato al fatto di essere stato abbandonato e ha cercato di compensare ciò che gli è mancato con la sua passione per la matematica. Alice, invece, è alla ricerca di un modello da seguire che le permetta di identificarsi con un ruolo, perciò imita la sua amica per farsi notare e sentirsi finalmente come tutti gli altri.
Spesso queste persone hanno avuto davvero qualche caratteristica che li ha resi diversi o è capitato loro qualcosa che li ha fatti sentire in questo modo e, per via della loro diversità, hanno creduto di valere meno degli altri.
Di conseguenza, a fronte delle ingiustizie subite, sentono la necessità di rivalersi sulla vita e di distinguersi per originalità, creatività, delicatezza, ma soprattutto per una maggior sensibilità.
Inevitabilmente, in virtù del fatto che gli è mancata l’attenzione da parte delle figure di riferimento, ogni cosa sembra loro straordinaria, come succede ad Alice quando viene baciata da Viola, che dopo averla presa sotto la sua ala protettrice la tradisce, e come accade anche a Mattia quando riceve l’invito alla festa, e reagisce in maniera spropositata innanzi a un evento per lui così eccezionale.
Alice e Mattia si riconoscono nella propria specialità, come se fossero dotati di un potere magico che permette loro di vedersi, mentre si sentono trasparenti agli occhi di tutti gli altri.
“Tutto il mondo ti cerca, devono solo scoprire dove ti nascondi”
Con queste parole Alice, prima che Mattia parta, tenta di incoraggiarlo a credere in sé e ad avere fiducia nel fatto che d’ora in avanti verrà trattato diversamente e che tutti si accorgeranno dei suoi talenti.
Ognuno cerca di supportare l’altro, perché è più facile rendersi utili agli altri che a se stessi e in virtù del sostegno e della comprensione reciproci, instaurano una relazione quasi simbiotica, dalla quale poi hanno difficoltà ad uscire.
“Io come faccio senza di te?”, dice Alice quando Mattia sta per andare via.
“Come farò io senza di te?”, gli risponde lui.
Benché abbiano vissuto entrambe dei traumi, Alice reagisce cercando disperatamente di farsi accettare, mentre Mattia si ritrae dal contatto con gli altri, isolandosi: questi due differenti atteggiamenti mostrano come, rispettivamente, pur appartenendo allo stesso enneatipo, l’una tenti di stare al centro dell’attenzione per riscattare il rifiuto subito, mentre l’altro si defila dai rapporti sociali per sottrarsi al sentimento di vergogna che prova quando si sente evitato.
Tuttavia entrambi assumono comportamenti autolesionistici e di autocommiserazione, per punirsi, nella convinzione che sia colpa loro se le cose sono andate così.
Quando Alice viene abbandonata dall’amica che reputava fidata, decide di farsi togliere il tatuaggio fatto insieme a lei, in segno di autocondanna, per punire quella parte di sé che sente rifiutata e pertanto intollerabile, confermando con questo atteggiamento la prevalenza del lato masochistico di questo carattere. Così anche Mattia, tagliandosi, si infligge dolore per autopunirsi e per cercare in tal modo di alleviare il senso di colpa che prova nei confronti della sorella, per il fatto di non essersi preso abbastanza cura di lei.
Talvolta il dolore diventa qualcosa per cui immolarsi e la tristezza un sentimento in cui crogiolarsi, al punto che Alice diventa anoressica, rendendosi ancora più “invisibile” di quanto già crede di essere e continua a nutrire un sentimento di invidia nei confronti di Viola per ciò che non riesce a conquistare, come invece fa l’amica. L’autolesionismo di lui e l’anoressia di lei sono evidenti manifestazioni di un tormento interiore, del quale soffrono profondamente e che sembra renderli infelici, oltre che insoddisfatti delle loro vite, anche da adulti. Infatti, il loro processo evolutivo sembra essersi fermato ad uno stadio che impedisce un superamento del dolore da cui sono afflitti, come se fossero prigionieri del loro destino e volessero restare vittime della tragedia che, in tal modo, contribuiscono ad implementare. Alice, in particolare, sembra incapace di “uscire dall’anonimato” e cambiare le conseguenze delle sue scelte per ribaltare la propria condizione di malessere in cui versa, mentre Mattia tenta di prendersi la sua rivincita sulla vita che fino a quel momento sembra aver vissuto nell’ombra, mettendo a frutto quanto meno le sue competenze per diventare un fisico di successo.
Il profilo tracciato nel film non offre un quadro completo dell’enneatipo Quattro, sebbene evidenzi chiaramente gli aspetti problematici e negativi di questo carattere e faccia emergere l’eccessivo coinvolgimento emotivo con il quale vive le relazioni.
Si tratta di personalità all’interno delle quali coesistono sia Eros che Thanatos, ma queste energie sono in forte contrasto: la passione per la vita rende questi tipi sorprendentemente entusiasti, tanto quanto al contempo sono sofferenti, al punto di detestare il fatto stesso di essere vivi.
Infatti possono repentinamente cambiare d’umore, per cui un momento sono elettrizzate alla sola idea di intraprendere un progetto e subito dopo riescono ad abbattersi terribilmente come se stessero assistendo alla fine del mondo.
Per loro il dolore, come la gioia, sono amplificati, ed è per questo che riescono a scorgere tutte le sfumature di un tramonto, ma non a goderne pienamente, perché la visuale potrebbe non essere perfetta come vorrebbero. Hanno un talento speciale nel soffrire e amano distinguersi come esseri straordinari.
La sofferenza è funzionale al mantenimento di una tensione emotiva che permette loro di percepire le sensazioni con maggior intensità rispetto agli altri, perché solo attraverso il dolore sentono che la vita vale la “pena” di essere vissuta.
In particolare, l’enneatipo che i protagonisti di questo film incarnano, seppur in maniera diversa, è il ritratto di un carattere Quattro poco propenso ad adeguarsi e piuttosto rassegnato alla propria sorte. Mentre gli aspetti che, per esempio, è possibile riscontrare nel personaggio di Margo, interpretato da Bette Davis nel film “Eva contro Eva”, quali l’autoironia e la determinazione, che le permettono di salvarsi dal proprio vittimismo e che evidenziano anche il lato combattivo di questo carattere, sono ben lontani da quanto contraddistingue Alice e Mattia.