La principale causa dei conflitti che emergono in una relazione di coppia è una comunicazione carente o inefficace, per effetto della quale si creano incomprensioni e fraintendimenti che il più delle volte inducono i partner ad incolparsi a vicenda.
Di solito infatti, le persone tendono a interpretare il comportamento dell’altro secondo il proprio punto di vista e a fare inferenze erronee che sono il frutto di aspettative personali e che, in quanto tali, non sono quasi mai rispondenti alle reali intenzioni del partner.
Spesso la convinzione riguardo ai motivi che hanno spinto il partner ad assumere un certo atteggiamento in una situazione viene generalizzata a tutte le altre. Per esempio, se uno dei due resta in silenzio quando l’altro esprime le proprie idee, chi parla potrebbe pensare: “se sta zitto/a ce l’ha con me”, e dedurre che ogni volta che dice come la pensa, il partner non ascolterà quello che dice perchè è arrabbiato.
A questo punto entrambe si potrebbero chiudere instaurando un circolo vizioso, con il risultato che i ‘non detti’ si accumulano e finiscono per intossicare la relazione.
Per questo occorre sempre comunicare in modo chiaro il messaggio che si desidera far arrivare, esprimendo anche il proprio dissenso quando occorre.
I problemi insorgono quando si resta arroccati sulla propria posizione senza verificare se la credenza che è alla base di essa sia giusta o sbagliata.
Un errore comune a molte coppie è pensare di intendersi senza parlare e pretendere che l’altro capisca quello che ciascuno vuole: “Dovremmo capirci al volo, se mi ama dovrebbe arrivarci da sola/o”, è una frase tipica che un partner è solito dire all’altro. Nessuna attesa potrebbe essere più sbagliata, perché nessuno può sapere cosa vogliamo senza che gli venga detto chiaramente.
Un’altra idea erronea è credere che “prima bastava uno sguardo per intendersi”.
Il motivo per cui si ha questa impressione è che all’inizio della relazione i partner sono più accondiscendenti rispetto alle necessità dell’altro e si impegnano maggiormente nella comprensione di cosa ciascuno abbia realmente bisogno.
Con il passare del tempo il modo di relazionarsi con il partner si trasforma perché si tende a dare per scontato l’amore dell’altro, pensando che il rapporto funzioni senza fare niente, invece di impegnarsi per mantenerlo saldo.
A tal fine è fondamentale far sentire il partner apprezzato e gratificato per quello che fa, prendersene cura quando ha bisogno di essere supportato, incoraggiarlo riguardo ai suoi obiettivi, lasciarlo libero di esprimersi.
Il primo esercizio da fare è sviluppare un’attitudine ad ascoltare l’altro e a comprendere i suoi sentimenti; allo stesso tempo bisogna imparare a manifestare ciò che si pensa e ciò che si prova per dare modo all’altro di capire le proprie esigenze, nonché le ragioni che hanno motivato alcune decisioni o certi modi di fare.
La terapia di coppia aiuta ciascun partner a prendere coscienza del ruolo messo in atto per instaurare la relazione e permette di modificare le dinamiche con le quali si comunica.
Ognuno usa le modalità di scambio apprese dall’educazione impartita dai genitori, che in genere vengono imitate e diventano schemi di risposta fissi.
Pertanto, è molto probabile che ciascun partner ripeta le reazioni della madre o del padre che ha preso a modello e che si identifichi in un ruolo, come quello che per esempio può incarnare la moglie quando, alla richiesta del marito di dirle dove sono i suoi calzini, risponde: “perché non fai attenzione a dove metti le cose e non impari a tenerle in ordine?”. In uno scambio simile, lei sembra trattare il marito come se fosse un bambino e lui interagisce con la moglie come se fosse la mamma.
Se i coniugi stessero facendo una seduta di terapia di coppia, in questo caso il terapeuta li inviterebbe a scambiarsi i ruoli sentendo cosa provano ad interpretare la parte dell’altro e poi a trovare delle risposte alternative a quelle date, che consentano loro di essere trattati come persone adulte, così da comprendersi e supportarsi.
Un altro caso potrebbe essere quello in cui il marito colpevolizza la moglie di tutto quello che non riesce a fare, dicendo qualcosa del tipo: “non è che io non ci provi, è lei che me lo impedisce”, magari riferendosi al fatto che voglia uscire con gli amici, ma che non lo fa perché la moglie non vuole. In entrambe i casi nessuno si assume la responsabilità delle proprie azioni e colpevolizza l’altro del fatto che non riesca a fare scelte diverse.
L’obiettivo che si raggiunge con la terapia di coppia è risolvere la conflittualità grazie al fatto che i partner imparano a lavorare come una squadra nella quale i membri sono alleati e non piuttosto in competizione.
In quest’ottica diventa fondamentale non solo migliorare la comunicazione, ma anche sviluppare la capacità di sintonizzarsi con l’altro e stringere dei patti per trovare un accordo su come soddisfare reciprocamente i bisogni senza che il partner resti frustrato, come succede invece quando questi non vengono espressi o restano inascoltati.
In genere si pensa che sia inutile parlare di ciò che si vuole, perché si crede che all’altro non interessi e quindi si perde la voglia di fare le proprie richieste o rimostranze, ma in questo modo nessuno sa come regolarsi e la confusione genera disagio e malcontenti.
Il rischio è di incorrere in rotture che non sono più sanabili, mentre se si interviene al momento opportuno, si può ristabilire un equilibrio che consenta alla coppia di restare unita e migliorare la relazione in modo da stare bene insieme.
In caso contrario può darsi anche che la coppia decida di separarsi e, qualora non sia possibile mantenere un legame sentimentale, la terapia può servire a trovare la modalità meno conflittuale per lasciarsi e, quando necessario, a cooperare per gestire il rapporto con i figli nella maniera migliore possibile.