ansia da prestazione psicologa

L’ansia da prestazione può manifestarsi in diverse situazioni ed estendersi anche a più ambiti: sociale, sessuale, scolastico, professionale.

Le Tipologie di Ansia da Prestazione

 
 
Ansia da prestazione Sociale

L’ansia da prestazione sociale è una sensazione di profondo imbarazzo dettata dalla paura e dalla convinzione di venire giudicati negativamente dagli altri per il proprio atteggiamento, che in genere risulta goffo e poco sicuro proprio a causa di questa idea. Chi soffre di questo tipo di ansia pensa di essere ridicolizzato costantemente per i propri comportamenti, per il proprio aspetto fisico, per il modo di porsi con gli altri e per i suoi segni di eccessiva timidezza. La vergogna induce il soggetto a rimanere in disparte nelle situazioni di gruppo, piuttosto che esporsi per fare nuove conoscenze e comunicare con pochi intimi, anziché parlare apertamente davanti a tutti. Il timore di essere derisa per il proprio modo di essere e per ciò che dice può portare la persona a ritirarsi nel mutismo, credendo di non essere interessante per i suoi interlocutori. Nelle condizioni più estreme il malessere è tale che l’individuo rinuncia alla socialità ed evita le occasioni che lo costringerebbero ad interagire più intimamente con altre persone per non sentirsi a disagio, ricercando solo situazioni che gli sono familiari.

 

 

Ansia da prestazione Sessuale

L’ansia da prestazione sessuale impedisce di completare fisicamente l’atto sessuale (eiaculazione precoce e perdita dell’erezione nell’uomo, vaginismo e anorgasmia nelle donne) e di poter raggiungere livelli di piacere soddisfacenti per entrambe i partner. Il problema di chi ne soffre è che la paura di non riuscire ad appagare il desiderio del/la partner non permette di allentare il controllo sui pensieri negativi, né di liberarsi dal senso di colpa e dalla frustrazione; pertanto l’eccessiva preoccupazione riguardo al raggiungimento dell’orgasmo nell’uomo non permette di mantenere l’erezione e nella donna di essere lubrificata per consentire la penetrazione. La necessità di compiacere il partner può diventare l’unico aspetto importante su cui si concentra l’attenzione durante l’atto sessuale e ciò limita la possibilità di godersi l’esperienza in modo rilassato.

 

Ansia da prestazione Scolastica

L’ansia da prestazione scolastica è spesso associata al giudizio ipercritico, nonché ai rimproveri e alle punizioni degli insegnanti e dei genitori, oppure agli atteggiamenti di scherno e prevaricazione subiti dai propri pari a scuola o in sede di attività extrascolastiche.

La sopportazione di simili esperienze comporta, oltre ad una sensazione di insicurezza, una perdita di fiducia in sé stessi, che impedisce di perseguire buoni risultati sia a scuola che nel corso della vita, perché diventa difficile concentrarsi sul compito da portare a termine. 

I pensieri di svalutazione prendono il sopravvento sulla possibilità di mettere a frutto le proprie competenze e la persona si convince di non essere capace, così sviluppa costanti dubbi sulle sue abilità e spesso perde di vista l’obiettivo da realizzare per la paura di essere svalutata.  

 

Ansia da prestazione Professionale

L’ansia da prestazione professionale comporta il più delle volte il rischio di acquisire un atteggiamento remissivo innanzi al proprio capo o ai colleghi a causa di alcuni timori che possono alimentare convinzioni errate sulla realtà, che viene distorta, ma anche a causa di credenze negative motivate da reali vessazioni e discriminazioni. Nel primo caso questo tipo di ansia può favorire lo sviluppo di paranoie come, ad esempio, la certezza che gli altri usufruiscono di favoritismi a scapito del soggetto anche quando non è vero; nel secondo caso il fatto di essere penalizzati rispetto alle condizioni lavorative, quando questo accade con regolarità, può diventare fonte di eccessiva preoccupazione e angoscia, nonchè incidere pesantemente sull’umore.

 

Quali sono le cause dell’ansia da prestazione

In qualunque contesto l’ansia si manifesti, si tratta di una sensazione di disagio generata principalmente da un’elevata aspettativa su di sé e da un’ideale di perfezionismo profondamente radicati, che si basano sulle convinzioni erronee sviluppate da bambini durante l’interazione con i genitori. 

Se per esempio prendevate un buon voto a scuola e la mamma o il papà vi facevano intuire che per loro non era abbastanza, ma che dovevate fare di più, oppure mettevano i vostri risultati a paragone con quelli ottenuti da un fratello o da una sorella, rimandando l’impressione che foste meno bravi di loro, ciò che potreste pensare su di voi è qualcosa del tipo: “Sono inadeguato”; “Non vado bene”; “Non sono all’altezza di ottenere risultati di successo”. Pertanto, è probabile che vi sentiate incapaci e giudicati quando dovete affrontare un compito difficile o siete particolarmente sotto pressione per il fatto di dover sostenere una prova. 

 

Quanto più si è convinti di eccellere, tanto più la paura di sbagliare cresce. 

Le persone che soffrono di questo tipo di ansia hanno il timore di non riuscire a gestire al meglio le proprie risorse e credono di non avere buone qualità. In genere le attese dei loro genitori sono state molto elevate e talvolta sproporzionate rispetto alle capacità dei figli, come accade per esempio quando si richiede al bambino di vincere una gara di nuoto anche se non è particolarmente portato o invogliato a fare questo sport. Spesso i familiari chiedono di raggiungere i risultati migliori per distinguersi dagli altri e questa pretesa può essere vissuta come un dovere, perciò qualora non si riesca nell’intento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo può essere interpretato come una sconfitta e far dire di sé: “Sono un fallito/a” oppure “Sono un buono a nulla”. Per alcuni essere bravi o emergere rispetto ai fratelli per rispondere alle aspettative dei genitori può essere stato l’unico modo per farsi vedere, cioè per farsi amare; dunque queste persone possono aver imparato a dare il massimo senza tuttavia essere mai soddisfatte dei risultati che conseguono. Allora, oltre all’ansia, insorge anche una costante frustrazione che ostacola il buon rendimento di qualsiasi attività, dato che la tendenza di fondo è agire in maniera rinunciataria di fronte ai compiti da portare a termine.

 

Di cosa hanno paura le persone con ansia da prestazione

L’ansia da prestazione è la paura riguardo alle proprie previsioni di fallimento, nel senso che si anticipano mentalmente delle situazioni in cui si immagina di non avere successo, di fare brutta figura, di non avere possibilità di riuscita, giudicandosi incompetenti. Questi scenari catastrofici impediscono già di per sé la buona riuscita della prestazione, che, come una profezia che si autoavvera, nel caso di un esame per esempio, potrebbero verificarsi per una mancanza di concentrazione o di memoria, provocata dall’ansia.

L’ansia da prestazione si manifesta in situazioni che non sono minacciose ma che la persona percepisce come tali e reagisce come se fosse in pericolo, cercando vie di fuga da ciò che potrebbe esporre al parere negativo degli altri, che non riescono a concepire diversamente. 

 

L’ansia da prestazione si può risolvere con la terapia?

Dato che in tutti i casi l’ansia da prestazione deriva da esperienze negative precedenti che hanno rinforzato o minato la propria autostima, per risolvere questo tipo di problema bisogna intervenire sul cambiamento del vissuto legato agli episodi che hanno rappresentato l’origine dell’ansia e che hanno determinato la percezione di disistima, sia in termini emotivi che cognitivi. Il progetto terapeutico prevede di imparare a riconoscere il proprio valore in funzione delle prove che si sono superate nella vita e di una auto accettazione che prescinda dal loro esito. 

Gli obiettivi del lavoro terapeutico sono:
 
  • Trasformare le convinzioni negative su di sé in positive
  • Superare il senso di vergogna e di timidezza che accompagnano le situazioni in cui ci si sente messi alla prova
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  • Risolvere i traumi del passato che sono stati la causa dell’ansia, come episodi nei quali si è stati screditati da genitori e insegnanti, episodi di bullismo o di mobbing, episodi di fallimento, episodi di mancato riconoscimento riguardo ai traguardi raggiunti
  • Affrontare nuove sfide per accettare sia le proprie potenzialità che i propri limiti, ammettendo l’esistenza delle competenze reali che si possiedono
  • Abbassare l’asticella, ovvero ridurre le aspettative rispetto al risultato da ottenere e premiarsi per gli obiettivi realizzati senza giudicarsi per il livello raggiunto

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