- Marzo 22, 2019
- Valentina Arci
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Nel tentativo di provare a se stesso di essere accettato e amato, il tipo Due è prima di tutto amante di sé, seduce con falsa benevolenza e presenta un’immagine di sé migliore di quanto non sia in realtà per l’unico scopo di nutrire un autocompiacimento narcisista.
Perciò “prospera quando è indispensabile” (C. Naranjo), trovando conferma nell’atto stesso di dare, sebbene offra meno di quanto sembri, ma sia molto abile a riconoscere i bisogni altrui.
A questo proposito una volta una paziente mi disse: “Io avrei bisogno di un’altra Me che si prende cura di me allo stesso modo in cui io mi prendo cura degli altri”.
D’altra parte, anche la paziente del caso riportato da C. Naranjo dice: “… Io ho un mucchio di Sé dentro di me, e tutti che combattono per essere la star”.
Un altro ancora dice a se stesso: “Sei un simulatore”, riconoscendo di essere molto abile a falsificare l’immagine di sé che mostra agli altri per primeggiare.
Il tipo Due, avendo una scarsa opinione di sé, ha alimentato un senso di vergogna e di autosvalutazione tali da dover restituire un’immagine tanto grandiosa di sé che risulta inevitabilmente falsata, così un’altra paziente dice: “Devo ritornare alla mia vera me”.
Per distinguersi ed essere migliore cerca di scovare ragioni per le quali gli altri siano da meno, così da renderli poco interessanti ai suoi occhi, anche perché è troppo orgoglioso per concedere loro la propria considerazione.
Una figura che offre un’immagine vivida di questo carattere è il Signor Darcy in “Orgoglio e pregiudizio” di J. Austen, che “pecca di idolatria verso di sé e venera la sua immagine” (C. Naranjo)2, convinto che “la sua compagnia sia un dono per gli altri” (C. Naranjo)3 e la cui condotta è presieduta da “motivi quali la volontà di non sfigurare e di non venir meno a certe qualità che rendono popolari” (J. Austen).
Pure il fascino e la malizia di Rossella O’Hara, che “sapeva soffocare i suoi sentimenti quando era in gioco l’interesse e ignorare l’interesse quando era in gioco l’autostima” (E. Ludwig), evidenziano la convinzione per la quale l’asservimento e la sottomissione siano assolutamente indegni per il tipo Due. Ne è una prova la famigerata frase che ella pronuncia per dimostrare che non si piega davanti a nulla: “Domani è un altro giorno” (M. Mitchell, “Via col vento”).
Si tratta della ‘femme fatale’ perennemente scontenta per via della sua pretesa di essere al centro dell’attenzione di tutti, e il cui orgoglio le fa desiderare persino chi la rifuti, qualora ravvisi disinteresse da parte dell’altro. Tanto che Rossella si accorge di essere innamorata di Rhett proprio quando Ashley le rivela di aver sempre amato soltanto la moglie Melania e allora dirà: “che ne sarà di me?”, solo quando lui la abbandona al suo destino.
Lo stesso atteggiamento di orgoglio viene mostrato da Darcy, che non dichiara il suo amore per Elisabeth finchè non è certo che ella nutra qualcosa per lui.
Così pure Nora, che, in “Casa di Bambola” di H. Ibsen, si comporta come una bambina insaziabile e si rabbuia per futili motivi, pecca di un orgoglio spropositato quando decide di abbandonare il marito, perché “è troppo tardi”. Ella infatti aveva escogitato un inganno a fin di bene nell’intento di salvare il marito, ma proprio per questo, a causa della sua alterigia, non gli permette di dargliene riconoscimento quando viene perdonata.
L’atteggiamento provocatorio e manipolativo di questo carattere, che si riscontra nel comportamento seduttivo recitato con intento menzognero, è agito per sfida innanzi al rifiuto subito. Il suo bisogno è di esigere che tutti siano a sua disposizione a costo di monopolizzare l’attenzione risultando fastidiosa, per poter dire: “mi amano nonostante tutto” (C. Naranjo).
In questo caso l’immagine è ben incarnata nella figura di Nanà, descritta da E. Zola:
“ … Nanà, intanto, sentendo ridere gli spettatori s’era messa a ridere anche lei. Era divertente però quella bella ragazza, con l’aria di dire lei stessa strizzando l’occhio di non aver due soldi di talento, ma che importava, poiché aveva qualche cosa d’altro”. Infatti, Anna Coupeau, detta Nanà, sebbene non abbia alcun talento come attrice, riesce a stregare e incantare il pubblico, facendosi attendere e creando un’atmosfera di curiosità tale da non farlo accorgere di quanto è stonata. Proprio come fa un Due, prima di farsi vedere crea la suspance e alimenta grandi aspettative, che di certo chi l’attende non vedrà deluse, anche se è tutto un artifizio.
Seppure in maniera diversa dal Sette, il tipo Due è orientato al piacere e si ribella con forza alla monotonia e alla noia andando contro la routine e l’ordinarietà, perché “non si fa mettere in una scatola” (H. Ibsen, “Casa di bambola”).
Di questo carattere offre un’altra prova eclatante anche Babette, che, per fare buona impressione e per passione della meraviglia, sperpera tutti i suoi averi in una volta sola per organizzare un pranzo luculliano, rinunciando a vivere nell’agio. Alla fine infatti, quando le sue benefattrici le chiedono che cosa farà, dando per scontato che ritorni a casa per vivere con dignità e lasciare finalmente il posto da governante presso di loro, ella dirà: “No, resto qui, l’eredità l’ho spesa tutta per il pranzo. Tanto domani si vedrà” (K. Blixen, “Il pranzo di Babette”).
Note:
2 “ … Egli poteva continuare a pensare con piacere alla sua importanza” (J. Austen, “Orgoglio e pregiudizio).
3 “ … Si riteneva troppo in alto per divertirsi con gente simile” (J. Austen, “Orgoglio e pregiudizio”).
Bibliografia:
– Blixen, Capricci del destino, Feltrinelli, Milano, 2013
– Austen, Orgoglio e Pregiudizio, Fabbri Editori, Milano, 1968
– Ibsen, Casa di bambola, Mondadori, Milano, 2016
– Mitchell, Via col vento, Mondadori, Milano, 2016 (Rossella)
– Zola, Nanà, Feltrinelli, Milano, 2014