enneatipo 5 solitude e avarizia

Il tipo Cinque è il carattere più introverso e sensibile dell’Enneagramma, ma ciò nonostante appare freddo e distaccato nei rapporti con gli altri, che sceglie di stingere soltanto con poche persone reputate intime e familiari. Tuttavia, dato che è molto vulnerabile, riesce ad essere anche tenero, ma questo lato del carattere emerge molto raramente e in genere è sommerso nel profondo dell’animo.

Quello che si vede in superficie sono una sorta di anaffettività e di apatia, con le quali si approccia all’esistenza. Come suggerito da C. Naranjo in “Carattere e nevrosi”, F. Holderlin ci offre una definizione molto calzante del tipo Cinque: “chiuse le imposte della sua casa conduce una vita di sogni e fantasie, povera di fatti e ricca di pensieri”.
Come è naturale, lo stato di isolamento volutamente ricercato nel quale si trova, lo porta a riflettere in maniera molto analitica su tutto e a restare chiuso in se stesso. In questo modo riesce a sentirsi protetto e al sicuro da ogni eventuale possibilità di coinvolgimento.

Il tipo Cinque è una persona che evita di prendere parte alla vita se non che stando dietro le quinte ad osservare le scene che si svolgono sul palcoscenico, di cui lui peraltro non è mai il protagonista. Egli infatti, è anche molto timido e si affaccia titubante sulla scena solo se le circostanze lo richiedono, anche perché molto diffidente.
In ogni caso preferisce fare affidamento su di sé che sugli altri, perciò non fa richieste, né domande e non vuole che gli si rivolgano perché non ama parlare di sé e comunque risulta essere impenetrabile.

Qualora decida di fare una confidenza a qualcuno, la espone come fosse una perla rara ed è meglio non forzare la cassaforte per scovare il tesoro.

Il tipo Cinque tiene tutto per sé, non vuole condividere le sue emozioni o i suoi pensieri e tiene limitato l’accesso al suo mondo interiore, perciò se si tenta di estorcergli qualche informazione si sentirà usurpato, chiudendosi ancora di più.
Il tipo Cinque è diverso dagli altri, appare quasi strambo perché, temendo il contatto con l’altro, si estranea dal resto del mondo e sembra vivere in un mondo tutto suo come ‘incelofanato’ per mantenere le distanze dalla realtà circostante. Peraltro è così impaurito dall’idea di mettersi in gioco, che si ha l’impressione di ‘sciuparlo’ se si prova ad avvicinarlo. Così preferisce rinunciare ad ottenere amore e, ormai disilluso dalle esperienze passate, non sembra soffrirne, perché tanto è convinto che non ne valga la pena.

Allora è costretto ad arricchirsi interiormente accumulando pensieri, virtù e qualità personali e come una formica operaia fa le provviste per non rischiare di rimanere senza.
Non è raro infatti, che queste persone diventino anche degli accumulatori di cose materiali, più spesso di oggetti in serie da collezionare e classificare così come è possibile che le loro teste siano una specie di enciclopedie e che si specializzino nello studio di qualche disciplina di cui diventano dei veri esperti. Comunque la sua idea è che sia meglio mettere da parte qualunque cosa per un’occasione migliore, aspettando di vivere una situazione futura che probabilmente non si realizzerà mai. Dunque ha ben poco da dare, perché c’è il rischio di offrire troppo e che gli altri, con il loro appetito, lo possano impoverire dei suoi averi.
Tuttavia, non si permette neanche di prendere perché il tipo Cinque è convinto che se dà qualcosa gli verrà sicuramente richiesto qualcos’altro in cambio. Infatti è molto bravo a dire di no, senza curarsi dei sentimenti altrui innanzi ad un suo rifiuto.

Il suo è un modo di vivere trattenuto, ritirato, avaro e molto autonomo, per cui egli deve bastare a se stesso e non avere bisogno di niente e di nessuno. Inoltre, per via della sua incapacità a relazionarsi con gli altri e per la sua chiusura ermetica, pretende di essere compreso senza esporsi, come se gli si dovessero fare i raggi X per guardargli dentro e capire quali pensieri gli passino per la testa e che cosa stia provando.
Queste persone dunque, sono molto avare nel senso che non vogliono concedere nulla e per questo amano analizzare ogni cosa e ‘spaccare il capello’, perché hanno bisogno di tenere separati i vari ambiti della loro vita, affinché non accada per esempio che un rapporto nella sfera lavorativa possa essere confuso con un rapporto di amicizia. Nessuno più di loro sembra avere chiari quali siano i limiti da non oltrepassare e a saper delineare tanto precisamente i confini della propria vita privata. Così, anche i sentimenti devono essere analizzati per non rischiare di scambiare una semplice impressione per un sentimento più profondo. Per questo è facile che lascino le cose a metà, come capita di fare al genio che lascia un’opera incompiuta, altrimenti si sentirebbe costretto mostrare quello che ha dentro. È un po’ come se dicesse: “meglio non dare le perle ai porci”, dato che per timore che gli altri non apprezzino ciò che ha da offrire, la sua ricchezza vada sprecata. Per questo il tipo Cinque sembra più interessato a comprendere che a vivere la vita, e se facesse l’insegnante, ruolo per il quale sarebbe molto dotato per natura, sarebbe più intento a pensare ed analizzare l’argomento che espone, piuttosto che a sincerarsi che venga compreso.

La sua preoccupazione principale è quella di ridurre il più possibile qualsiasi evenienza che possa offrire degli stimoli, perché considera qualsiasi novità o esperienza una fonte di turbamento della sua quiete, conquistata tanto duramente.

La sua nevrosi è che la solitudine e l’inerzia che lo accompagnano, riducono la sua esistenza a un modo di vivere molto limitato, che è diventato un anestetico per le emozioni, tanto che seppure provi una sensazione di vuoto, non sa che cosa gli manchi.
Così, rinchiuso nella sua tana, diventa impossibile uscire dal letargo nel quale si crogiola.

PERSONAGGI FAMOSI: Mr. Bean; Massimo Troisi; Albert Einstein; Franz Kafka; Albert Camus; Mark Zuckerberg; Marie Curie

Riferimenti:
Naranjo, Carattere e Nevrosi. L’Enneagramma dei tipi psicologici, Astrolabio, Roma, 1994
P. Quattrini, Enneagramma. Teoria del carattere, IGF, Roma, 2003

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