- Gennaio 25, 2024
- Valentina Arci
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ToggleIl disturbo post traumatico da stress viene così definito perché, dopo aver assistito a un evento traumatico le reazioni, che possono presentarsi anche dopo molto tempo, generalmente rientrano in un gruppo di sintomi tipici di chi ha vissuto situazioni fortemente stressanti quali lutti, catastrofi, avvenimenti rischiosi per la propria o l’altrui incolumità fisica. Secondo la comunità scientifica questo tipo di disturbo, abbreviato con l’acronimo di P.T.S.D, si sviluppa in persone che sono state coinvolte in episodi che sono sfuggiti al loro controllo come: incidenti, aggressione fisiche, abusi sessuali o psicologici, violenza verbale e maltrattamenti; o che hanno subito indirettamente, ovvero che sono capitati a persone vicine, mettendo a repentaglio la vita altrui.
Come mi accorgo se sto soffrendo di disturbo post traumatico da stress?
Per riconoscere se si è affetti da P.T.S.D. devono essere presenti alcuni dei seguenti sintomi:
- pensieri, ricordi e sogni spiacevoli ricorrenti relativi all’evento (flashback) accompagnati da marcate sensazioni di disagio come ansia, tachicardia, panico, rabbia, vergogna, senso di colpa;
- irritabilità, difficoltà di concentrazione, confusione, insonnia;
- evitamento di tutti gli stimoli che possono ricordare l’evento, come per esempio attività, persone, luoghi, conversazioni, suoni, odori, oggetti e situazioni atti a rievocare immagini ed emozioni negative riconducibili all’evento;
- amnesia relativa a qualche frammento del ricordo;
- convinzioni negative relative a sé stessi e al mondo circostante del tipo: “Il mondo è un posto pericoloso”, “Io sono sbagliato/a”, “Non posso più fidarmi di nessuno”.
Spesso capita che la persona non riesca a collegare direttamente ciò che prova a quello che gli è successo, per cui non comprende le cause dei suoi sintomi, perché non ricorda l’evento traumatico oppure non riesce a ricondurre il suo malessere a ciò che lo ha originato. In entrambi i casi è necessario iniziare un percorso di terapia per essere aiutati ad elaborare le emozioni negative legate al trauma, in modo che queste non interferiscano con la vita presente e non siano più percepite come disturbanti. Per curare il distrubo post traumatico il professionista, in particolare se è un terapeuta specializzato in E.M.D.R. ripercorre la storia del paziente e con il suo aiuto individua quali eventi passati hanno avuto un impatto drammatico sulla sua vita. A partire da questi è possibile tornare indietro fino al primo momento in cui sono insorti i sintomi e riconoscere tra gli eventi passati quello o quelli in cui il paziente ha provato una sensazione simile a quella che riferisce attualmente in seduta. Questi eventi, chiamati “Target” o eventi generatori, sono sicuramente stati traumatici per il paziente e dunque dovranno essere elaborati uno per volta per essere lasciati nel passato e liberare la persona dalle emozioni negative che li hanno contraddistinti.
Perché un trauma può provocare un disturbo?
Gli effetti di un trauma possono essere permanenti se non si interviene in modo decisivo nell’elaborazione delle emozioni che hanno accompagnato il vissuto traumatico, perché l’impatto che l’evento ha sulla vita della persona può essere invalidante e permanente. Nel tempo, infatti, le sensazioni negative si sedimentano nella memoria e rimangono silenti fino a quando interviene un elemento di scompenso che turba l’equilibrio psichico e il disagio si manifesta attraverso un sintomo come, per esempio, un attacco di panico.
Questo accade perché il ricordo irrompe nella mente (meccanismo di intrusione) e nel tentativo di contenere la sofferenza emotiva, il cervello fa sì che ci dissociamo dall’esperienza traumatica come se non ci riguardasse e non l’avessimo vissuta (ottundimento). Spesso i pazienti riportano l’impressione di sentirsi come se quello che è accaduto loro fosse successo a un’altra persona e in questo modo non percepiscono il dolore che ne è conseguito. Questi meccanismi difensivi inducono la persona a evitare qualsiasi stimolo che può rievocare il ricordo dell’evento traumatico, per la paura di provare le stesse sensazioni sperimentate in quell’occasione. Per esempio, l’ansia che si avverte in un attacco di panico, viene generalmente innescata dallo stesso processo che si era attivato durante la situazione traumatica. Pertanto, la sensazione che si prova è identica a quella percepita quando si è vissuto il trauma, anche se sul momento la persona non se ne rende conto.
Trattamento: come superare un disturbo post traumatico da stress
L’E.M.D.R. è considerato l’approccio terapeutico d’eccellenza per il trattamento del P.T.S.D. sia in termini di efficacia, che di rapidità e applicabilità di intervento. Si tratta di un tipo di cura che serve ad elaborare in modo adattivo i traumi per poter proseguire la vita lasciando i ricordi traumatici nel passato e anche per acquisire nuove risorse per affrontare altre difficoltà in futuro. Rielaborare significa cambiare prospettiva sulle vicende accadute e smettere di provare le sensazioni di dolore, tristezza, ansia, paura che i traumi hanno suscitato in noi; queste emozioni negative non verranno più richiamate quando si pensa al ricordo dell’evento drammatico.
Le sedute si svolgono a partire da semplici movimenti oculari alternati da destra verso sinistra che il paziente viene sollecitato a fare seguendo le dita del terapeuta, mentre gli viene chiesto di notare i pensieri, le sensazioni fisiche e le immagini collegate al vissuto traumatico. Man mano che il paziente ripercorre il ricordo, le emozioni e le cognizioni a riguardo diventano meno intense e attivano sensazioni rassicuranti, nonché percezioni di sollievo, fin quando ciò che è emerso non ha più un impatto negativo sulla realtà presente. Il principio su cui si basa l’efficacia della tecnica è favorire una connessione tra gli emisferi del cervello affinché si verifichi un processo naturale simile a quello che si attiva durante la fase del sonno REM, in cui siamo in uno stato di sonno-veglia molto profondo e l’accesso alle informazioni della nostra mente è facilitato. Così è possibile lavorare sul trauma vissuto senza cancellarne la memoria, ma annullando gli effetti negativi legati all’esperienza passata. Con questo trattamento i sintomi tipici del P.T.S.D. si riducono notevolmente fino a sparire e la persona non avrà più né pensieri, né emozioni negative relativamente allo specifico ricordo trattato.
Gli effetti di un trauma sono come una ferita aperta che non riesce a rimarginarsi e le conseguenze si ripercuotono pesantemente sulla vita condizionando la nostra serenità. Finché questa ferita non si richiude non possiamo vivere liberamente e saremo costantemente ostacolati dalla presenza di sintomi fastidiosi che ci limitano nello svolgimento delle azioni quotidiane.
Dobbiamo prendercene cura e ripristinare il senso di pace che abbiamo perduto in seguito al trauma.