psicoterapia e inconscio

La maggior parte delle cose che ci accadono sono determinate dal nostro inconscio, che non solo dirige le nostre azioni, ma influenza anche le nostre decisioni. Scoprire che cosa facciamo, pensiamo o sentiamo inconsciamente permette spesso di rispondere a domande quali: cosa ci spinge a reagire in un determinato modo piuttosto che in un altro? Perché tendiamo a fare sempre le stesse cose? Come mai non sempre otteniamo ciò che vogliamo e le relazioni con le persone che amiamo non sempre vanno come vorremmo?
La scoperta dei propri meccanismi inconsci, oltre a rendere consapevoli delle cause all’origine delle quali trovano spiegazione certi atteggiamenti, permette di riconoscerli in maniera critica avendone una prospettiva più ampia e di riflettere su come eventualmente modificarli. Infatti, come sostiene Alfred Adler (1870-1937), nell’inconscio sono racchiusi proprio gli automatismi del pensiero e del comportamento, che abbiamo reso abituali a tal punto da non essere più riconosciuti dalla coscienza vigile.

Dalla scoperta dell’inconscio alla manifestazione del sintomo

dalla scoperta dell'incoscio alla manifestazione del sintomo

Carl Gustav Jung (1875-1961) definiva la psicoanalisi come la psicologia dell’inconscio, e la nevrosi come “ciò che è bene tenere occultata nel profondo dell’anima umana, ove albergano le emozioni mancate, le orme che il passato ha troppo marcatamente segnato, e la perduta memoria di quanto le esperienze umane sfrontate siano”.
Sigmund Freud (1856-1939) riferì il termine inconscio dapprima ad una parte della mente in cui si trovano gli impulsi inconsci, ovvero tutti quei desideri che sono giudicati immorali e che la persona non si può permettere di sentire come propri, destinati a rimanere tali perché sottratti allo sguardo della coscienza. La mente conscia fa si che questi vengano rimossi, piuttosto che diventare coscienti.
Pertanto, secondo Freud, l’inconscio sarebbe la causa della formazione del sintomo, che è il risultato della rimozione, per effetto della quale la coscienza avrebbe perso la cognizione di certi processi psichici. L’individuo, per difesa, si oppone alla possibilità che certi vissuti penetrino fino alla coscienza; così da processi interrotti, perturbati, che hanno dovuto rimanere inconsci, è scaturito il sintomo.

In realtà siamo soggetti di consueto a piccole rimozioni, infatti spesso ci capita di diventare consapevoli di qualcosa che credevamo di aver dimenticato, solo quando ci facciamo caso. Molto probabilmente ci era impossibile essere coscienti di quanto accadeva perché non eravamo pronti ad accogliere le emozioni percepite sul momento e abbiamo preferito rimuoverle per non sentirle.
Per esempio, molte volte vi sarà capitato di essere arrabbiati con qualcuno e di mettere da parte la sensazione sgradevole che vi ha provocato per non incorrere in un conflitto. Così avete ignorato e rimosso la reazione al vissuto, ma quando tutto sembrava passato, ripensandoci, avete sentito riaffiorare la rabbia di cui in quel momento non eravate consci.
Nel pensiero di Immanuel Kant (1724-1804) troviamo gli antecedenti filosofici di una simile nozione di inconscio, secondo cui “possiamo essere coscienti mediamente di una rappresentazione di cui non siamo coscienti immediatamente”.

In sostanza, quello che Freud chiamava inconscio non è altro che una mancanza di consapevolezza delle emozioni con cui non vogliamo prendere contatto e la rimozione un meccanismo di difesa che consente di sopravvivere a emozioni altrimenti insopportabili. Nella Psicoterapia della Gestalt, questa difesa non comporta una vera e propria rimozione del desiderio, come pensava Freud, quanto piuttosto una rimozione della sofferenza che la frustrazione di non poterlo soddisfare comporta.
Se per esempio ci sentiamo arrabbiati, il bisogno di manifestare l’aggressività permane, mentre ciò che viene rimosso è il malessere che proviamo nell’impossibilità di esprimere l’ira. Infatti, quando si è arrabbiati in genere si resta bloccati nel senso di colpa senza manifestare quello che si prova, perché non si riesce a contattare l’impotenza.
Tuttavia, a seguito della rimozione, le sensazioni spiacevoli che inconsciamente sono state negate, comportano uno stato di angoscia per una situazione inconclusa o ‘Gestalt irrisolta’, dato che, come in questo caso, la rabbia è rimasta inespressa.
Così la persona resta fissata al momento dell’evento traumatico per l’incapacità di risolvere un’esperienza di tonalità emotiva eccessiva. In ogni caso, finchè la situazione resta incompiuta e la persona non trova il modo di esprimere l’emozione avvertita, essa non si libera dall’angoscia, perchè l’incompiutezza non permette il ristabilimento dell’equilibrio, né l’assimilazione di cose nuove.

Come la psicoterapia della gestalt tratta l’inconscio

come la psicoterapia della gestalt tratta l'inconscio

In genere un sintomo si manifesta inconsciamente come segnale che minaccia il ripetersi di un trauma e rievoca la situazione di pericolo antecedente.
Il sintomo riporta il paziente a una fase remota della sua vita, come il periodo dell’infanzia che, se accompagnato da vissuti dalla tonalità emotiva particolarmente intensa, lo rende inabile ad affrontarli in maniera adeguata. Dunque può capitare che le esperienze passate abbiano ancora i loro effetti nel presente e che l’individuo agisca sulla base di situazioni incompiute, adottando vecchi modelli di comportamento, ormai divenuti usuali e non sempre funzionali.
Pertanto è utile comprendere quale ruolo gioca il passato nella strutturazione della situazione attuale e modificarlo.
Un ricordo rimosso è sempre un tentativo inefficace di annientare inconsciamente la frustrazione e la sofferenza che un particolare evento ha provocato.

Nella Psicoterapia della Gestalt ciò che è importante sono i sentimenti e l’atteggiamento infantili che hanno accompagnato l’evento traumatico o il momento in cui si è rimasti bloccati. Per questo, un ricordo diventa funzionale solo in virtù delle possibilità di cambiamento che offre in rapporto ai propri bisogni presenti.
La Psicoterapia della Gestalt offre alla persona la possibilità di rievocare la scena del passato non semplicemente per quello che è stata, ma sentendo quelle emozioni spiacevoli di angoscia, paura, dolore o tristezza che ancora oggi gli procura.
Affinchè questo lavoro sia utile, questi sentimenti non devono essere eliminati ma portati nel presente e vissuti diversamente. È fondamentale permettere al paziente di dare vita alle proprie emozioni per come si manifestano nel presente, e lasciargli esprimere liberamente quei sentimenti che allora non si è potuto permettere di provare. L’evento è passato ma l’emozione è attuale, così una sensazione che era stata repressa e dimenticata può risorgere nel presente, con la differenza che la persona non ha paura di provarla come nel passato e può finalmente liberarsene. Questo lavoro di riattivazione del contatto con le emozioni negate, permette al paziente di accettare sentimenti e comportamenti precedentemente vietati e di reagire in modo diverso. Si tratta di un approccio che fornisce la base per il cambiamento a partire dalla riattivazione della funzione che l’evento traumatico svolge attualmente, piuttosto che da quanto emerge come materiale inconscio e rimosso.
Quanto detto non nega l’importanza di indagare con la psicoterapia la dimensione inconscia della persona, che noi chiameremmo più semplicemente ‘ciò di cui la persona è inconsapevole’, tuttavia, la Gestalt propone un approccio che tende a riportare alla consapevolezza le emozioni piuttosto che i ricordi e a far rivivere l’esperienza in modo conscio.
La  Psicoterapia della Gestalt permette di risvegliare tramite l’esperienza idee latenti, desideri e istinti che non si manifestano a livello cosciente e che Gottfried Libeniz (1646-1716) sosteneva dover essere ‘rivissute’, in quanto ‘l’uomo non poteva averle create dal nulla’.

Frederick Nietzsche (1844-1900) sosteneva che nella nostra psiche o personalità esistono delle parti di cui siamo inconsapevoli, ma la cui soddisfazione è necessaria, e che quando non è permessa, sfocia nella manifestazione di malattie mentali.

Noi diciamo che è bene portare allo scoperto tutto quanto interferisca con l’appagamento del completo benessere della persona.

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