come si forma il carattere

Il carattere o il temperamento denotano le tendenze comportamentali e gli aspetti psicologici della personalità che l’individuo manifesta nell’adozione istintiva di determinati atteggiamenti e che, pertanto, non possono essere considerati ereditari al pari di altri fattori genetici come il colore dei capelli o quello degli occhi. Infatti, sebbene l’origine di alcuni tratti come l’intelligenza possa essere in parte ascritta al DNA, è erroneo pensare che il carattere derivi dal patrimonio genetico dei propri genitori, perché il modo in cui si struttura la personalità non dipende dal corredo cromosomico degli individui.

Il carattere è influenzato e determinato dall’interazione tra il bambino e l’ambiente, e dunque si forma a partire dalle relazioni che si stabiliscono tra il bambino e chi si prende cura di lui.

In particolare, il carattere si forma tra il primo e il terzo anno di vita e matura in funzione alle modalità con le quali il bambino e l’adulto instaurano il legame d’amore e contribuiscono a mantenere questo rapporto.

Le dinamiche relazionali cambiano in base alla qualità del rapporto e a come il bambino ha percepito il distacco dalla madre, nonché al fatto che si sia sentito più o meno ‘sicuro’ di poter esplorare il mondo, una volta separatosi da lei.
Perché il bambino acquisti sicurezza in tal senso, il genitore deve fornirgli un ambiente protetto, oltre alla garanzia che, quando sarà pronto a stare da solo, possa farlo senza avere paura di essere abbandonato.
Infatti, il piccolo è terrorizzato all’idea di perdere l’amore del genitore: questo timore genera in lui un profondo senso di insicurezza e un forte bisogno di attaccamento nei suoi confronti. Perciò cerca di stabilire con il genitore un legame più saldo e duraturo possibile, dal quale, nelle fasi iniziali dello sviluppo, dipende il suo benessere. Così, quando per esempio, il bambino comincia a camminare, prima di muoversi nello spazio circostante in maniera autonoma, deve poter contare in qualunque momento su un appoggio che gli verrà dato qualora perda l’equilibrio. Poi, quando avrà sperimentato che il genitore è rimasto una figura di riferimento affidabile nei momenti di difficoltà, potrà allontanarsi anche senza che lo tenga per mano, finché il suo sostegno non sarà più necessario.

Similmente, per crescere in modo sano, il processo di maturazione deve essere fondato su un tipo di legame sicuro, nel senso che il bambino deve essere certo che l’adulto è capace di rispondere alle sue richieste compatibilmente con le sue necessità di accudimento. Tuttavia, per il genitore è impossibile dare sempre un’adeguata risposta alle esigenze del bambino e dunque, seppure inconsapevolmente, adotta dei comportamenti che generano nel figlio preoccupazione, paura o diffidenza rispetto alla certezza di ricevere quello che vuole.
Perciò un modello di attaccamento sicuro non si sviluppa mai del tutto e da adulto l’individuo potrebbe nutrire una scarsa fiducia nell’essere accettato dagli altri, temendo di essere rifiutato.

Per questa ragione siamo spinti ad adoperarci per ottenere l’amore e la stima dei nostri simili. Le strategie comportamentali che scegliamo per raggiungere questo scopo riflettono lo stile caratteriale che ci distingue.

L’origine del carattere risiede nelle cosiddette modalità di attaccamento che determinano, non solo il modo in cui il bambino stabilisce un contatto con la madre, ma anche quello che stabilirà da adulto con le altre persone per lui significative. Le modalità caratteriali prendono forma a partire da un processo di separazione-individuazione, che si riferisce alle tappe che consentono al bambino di staccarsi dal legame simbiotico con la madre per identificarsi come individuo a sé stante. Tuttavia, egli può allontanarsi fisicamente dalla madre e ricongiungersi con lei, soltanto a condizione che la madre sia disponibile ad occuparsi dei suoi bisogni e al contempo lo incoraggi a rendersi indipendente per provvedere da sé alle esigenze che può soddisfare senza il suo aiuto.

Finché il bambino è un tutt’uno con la mamma, nel senso che è fisicamente parte di lei, non c’è niente che li divida e dunque non c’è nessuna necessità di creare un legame. Quando il neonato viene separato da lei, si crea un distacco che deve essere sanato da una forma di attaccamento, che lo faccia sentire comunque unito a lei.

A seconda degli effetti che questa separazione ha sul bambino e delle reazioni emotive con le quali è stato percepito questo vissuto – che possono essere di diffidenza, risentimento e disillusione -, si determinano rispettivamente tre forme diverse di attaccamento: evitante, ambivalente e disorganizzato.

Per una conoscenza approfondita del carattere è fondamentale scoprire quale modello di attaccamento abbiamo sviluppato con i nostri genitori, perché lo stile di attaccamento influenza in maniera determinante i comportamenti e, in particolare, quelli che si applicano nell’ambito delle relazioni affettive.

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Riferimenti:

J. Bowlby, Cure materne e igiene mentale del fanciullo, Giunti Barbera, Firenze, 1957

J. Bowlby, Attaccamento e perdita, Boringhieri, Torino, 1976

L. Carli, Attaccamento e rapporto di coppia, Raffaello Cortina, Milano, 1995

O. F. Kernberg, Relazioni d’amore. Normalità e patologia; Raffaello Cortina, Milano,1995

M. Mahler, La nascita psicologica del bambino, Boringhieri, Torino, 1978

L. Onnis, Legami che creano, legami che curano. Attaccamento: una teoria ponte per le psicoterapie, Feltrinelli, Milano, 2010

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