come superare il lutto con psicologa

Adattarsi alla perdita di qualcuno è sempre molto difficile perché è una condizione che di solito siamo impreparati a vivere. Infatti, a differenza di altri vissuti, di fronte ai quali già sappiamo come reagire, la morte di una persona cara non è comparabile a nessun’altra esperienza.
Perciò, non si sa né come affrontare, né come superare un lutto.

Nella mia esperienza pluriennale con persone che hanno subito una perdita, ho potuto constatare che, sebbene le loro reazioni siano molto simili, specialmente nella fase iniziale, l’elaborazione del lutto dipende da tante variabili, ad esempio da quanto fosse significativa la relazione che avevano con la persona che è venuta a mancare, ma specialmente da come hanno affrontato l’evento in prima battuta. Il fatto di essersi abbandonati al pianto o a grida di rabbia, piuttosto che aver bloccato l’espressione del dolore; l’avere un buon ricordo dell’ultima volta che si è vista la persona in vita, piuttosto che avere impressa nella mente l’immagine di quando è morta; il fatto di aver accompagnato o meno la bara al cimitero e aver assistito alla tumulazione; la scelta o meno di spargere le ceneri, sono vissuti determinanti ai fini dell’elaborazione del lutto.

Vivere pienamente, sin dai primi giorni, i momenti dolorosi conseguenti al lutto, rende possibile accettare l’accaduto in un tempo più breve e con minor difficoltà. Tuttavia, se affrontato da soli, il processo di elaborazione per superare un lutto, soprattutto nella fase iniziale, è molto più complicato e richiede un tempo più lungo. Per questo l’aiuto di un terapeuta può facilitarlo.

Quanto più sarà immediata la richiesta di sostegno, tanto minore sarà la durata necessaria a superare il lutto.

1. Apprendere la notizia

La prima reazione, appena viene appresa la notizia della morte di una persona cara, è uno stato di shock fisico: il corpo si intorpidisce, i muscoli si tendono, si perde il senso della realtà circostante, si va in confusione, si perde la concentrazione, senza riuscire a comprendere quello che succede sul momento. È come se l’intero organismo andasse in stand-by, ovvero subisse un arresto sia dal punto di vista cognitivo che emotivo, impedendo di reagire. Si va nel panico e ci si sente sospesi nel tempo, come se questo si fosse fermato un attimo prima che la persona cara morisse.

Un paziente definiva il suo vissuto come “un dolore che pervade l’animo da dentro e anche da fuori”, che non aveva avvertito in nessun’altra occasione e che descrive come un turbinio di emozioni e di pensieri di disperazione, misti a incredulità. In questa fase iniziale, per far fronte al dolore, inconsciamente si anestetizza per renderlo più sopportabile.

“Si vorrebbe solo sprofondare, forse anche morire, pur di non sentire ciò che si sente … All’improvviso ci si sente soli e svuotati, privati del senso della vita, come se chi è morto si fosse portato con sé tutta la sua bellezza”, afferma un’altra paziente.
Le parole usate da chi ha vissuto un lutto per descrivere lo stato d’animo provato immediatamente dopo la morte di una persona cara, sono molto diverse per ciascuno, ma le sensazioni che rivelano sono le stesse.

Quando veniamo a sapere che una persona cara è morta, può capitare di ricevere la notizia improvvisamente al telefono o a voce da un familiare, da un amico, talvolta anche da un medico; può darsi che si fosse presenti al momento dell’accaduto o che si arrivi quando ormai la persona è già morta.

In tutti i casi è sempre bene avere qualcuno accanto che vi possa abbracciare e sostenere fisicamente, con cui parlare, piangere, sfogarsi, che vi faccia sentire che non siete soli ad affrontare la realtà.
Quando in seduta, le persone piangono e per la vergogna si coprono il volto con il fazzoletto o guardano altrove e chiedo di riportare il loro sguardo su di me, così da far loro sentire che qualcuno li sta ascoltando e comprendendo, il solo fatto di avvertire la mia presenza, permette loro di calmarsi. Nei primi giorni e nei primi mesi è fondamentale sentire che qualcuno possa sostenerci. Dapprima saranno i familiari che restano o gli amici, che assolveranno a questa funzione di supporto.
Poi, gradualmente la persona dovrà cominciare a fare affidamento su sé stessa e, a tempo debito, questo passaggio può essere agevolato dalla terapia.

2. Dare l’ultimo saluto

“Quando ho visto mio padre giacere sul letto credevo stesse dormendo e ho cercato di svegliarlo. Ci ho provato e riprovato ma non reagiva, io lo chiamavo e lui non rispondeva, ho continuato fino a quando ho capito che non si sarebbe svegliato più”. Queste parole, raccontate da un paziente che aveva appena perso il padre, rendono solo in parte l’idea di cosa provi in un primo momento una persona che per esempio ha appena perso un genitore.

Constatare concretamente che la persona è morta, per quanto doloroso, è indispensabile affinché si diventi consapevoli di ciò che è successo e si prenda coscienza del fatto che non sarà più possibile rivedere la persona, se non che in una foto, nella fantasia o nei sogni.
Sebbene il gesto di guardare la persona per l’ultima volta e trovare il coraggio di salutarla, possa risultare penoso e possa sembrare persino assurdo o inutile, averlo fatto, in seguito, può rivelarsi fondamentale per superare il lutto in modo meno difficoltoso.
Qualora simili gesti non siano stati compiuti o vissuti, sarebbe opportuno affidarsi alla guida di un terapeuta per sopperire alla loro mancanza, così da non lasciare inconcluse situazioni, che poi potrebbero prolungare il processo di elaborazione del lutto.

3. Il giorno dopo

Il giorno dopo aver subito un lutto, svegliarsi come se si fosse vissuto un incubo è un’esperienza comune a molti e per un po’ di tempo, ogni mattina si faticherà a ricordare che quanto è accaduto è reale e che purtroppo la persona è davvero morta. Per molti giorni, settimane, mesi, il primo pensiero della giornata ad accompagnarvi sarà questo. Pertanto, dovrete permettervi di piangere ogni volta che ne sentite il bisogno e magari esprimere e spiegare ciò che provate per condividerlo con chi vi sta vicino.

Nel tempo avvenire, per poter iniziare la giornata e affrontarla, è indispensabile avere degli impegni, non solo legati al dovere, ma soprattutto al piacere. Pertanto potrebbe essere utile concedersi, per quanto possibile, dei momenti da dedicare a ciò che vi piace fare e che vi fa stare bene con gli altri.
In questa fase iniziale è bene però anche concedersi dei momenti di solitudine, e quando vi sentite pronti, senza sforzo, può essere utile anche dedicare del tempo ai ricordi, come guardare delle foto o dei video della persona di cui sentite la mancanza.

Un altro aspetto da considerare è quello che riguarda le incombenze di cui occuparsi il giorno dopo, come quelle di organizzare il funerale, scegliere l’abito e i fiori per il defunto, avvisare le persone dell’accaduto. Ognuna di queste azioni accresce lo stato di malessere che state vivendo, come se foste sottoposti a una tortura e il dolore che provate non fosse già abbastanza gravoso.
Provate a trovare qualcuno su cui possiate fare affidamento per farvi aiutare e a cui delegare almeno in parte il da farsi.

4. E poi?

Nella fase iniziale ogni cosa da fare, ogni parola, ogni ricordo richiama alla mente lo stesso pensiero, quasi in modo ossessivo e sebbene sembri insostenibile e si sia tentati dal distogliere la mente dal fatto che la persona è morta, occorre pian piano prendere confidenza con questa nuova realtà.

Per esempio, alternare un pensiero negativo associato a una sensazione spiacevole, con uno positivo legato a un bel ricordo, può esservi di aiuto. Quando invece la mente è impegnata a rievocare di continuo immagini dolorose legate al lutto, che gettano ogni volta in un nuovo stato di sofferenza, distrarsi e dirigere l’attenzione su altro può essere funzionale a dare sollievo. In questo caso la meditazione può aiutare ad impedire che la vostra mente generi delle paranoie riguardo alle possibili conseguenze del lutto e a sviluppare la pazienza di sopportare il dolore, nell’attesa che nel tempo venga alleviato.

Se avete fretta di stare subito meglio, inconsapevolmente impedite al processo di elaborazione del lutto di fare il suo corso, perché esso richiede tempo. Un periodo di tempo, diverso per ognuno, dapprima necessario a percepire concretamente l’assenza della persona e poi utile per adoperarsi a trasformare il dolore nel piacere di ricordare, rivivere e rievocare quanto di prezioso questa vi ha lasciato.
Nel prossimo articolo vedremo come fare, attraverso le varie fasi da superare. Ricordate che la perdita di qualcuno che amiamo è un trauma e il percorso che consente l’elaborazione del lutto comprende delle fasi delicate che, a seconda di come vengono vissute, ne determinano la riuscita.

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