Quali sono i vantaggi che si possono ricevere dalla terapia di gruppo
Potere personale: incrementare la tua volontà a intraprendere azioni decise e positive nella tua vita;
Successo relazionale: implementare convinzioni che ti aiutino ad avere relazioni sane e soddisfacenti;
Aumento dell’autostima: costruire credenze favorevoli ad accettarti e ad apprezzarti veramente per ciò che sei;
Elaborazione di eventi negativi: risolvere e superare i vissuti di sofferenza procurati da esperienze dolorose, al fine di ritrovare la serenità;
Benessere emotivo: ridurre l’ansia riguardo all’incapacità di gestire alcune situazioni e imparare ad affrontare le difficoltà serenamente;
Prosperità e piacere: abbandonare vecchie schemi e alimentare l’abitudine a fare cose piacevoli.
Partecipare ad una terapia di gruppo a Roma
La terapia di gruppo è utile sia per chi ha già intrapreso un percorso di terapia individuale sia per chi non lo ha mai fatto prima. È un approccio che permette al paziente di esprimersi liberamente in un luogo protetto, dove può sentirsi al sicuro perché sa che non verrà giudicato né dal gruppo, né dal terapeuta, i quali sono lì per sostenerlo e aiutarlo.
Il terapeuta conduce il gruppo stimolando i partecipanti ad essere attivi, sollecitandoli a prendere l’iniziativa e ad interagire in modo spontaneo per far emergere le risorse di cui ognuno è portatore.
Nel mio approccio il terapeuta all’inizio di ogni sessione invita i partecipanti ad esporre le proprie necessità e, di volta in volta, il gruppo sceglie chi accogliere e a chi dedicare il tempo a disposizione, rispettando l’urgenza della persona che quel giorno decide di parlare di un dato tema e chiede di essere ascoltata.
Così ognuno ha la possibilità di usufruire del proprio spazio personale e può sentirsi parte integrante del gruppo, sapendo di potervi fare affidamento quando lo ritiene più opportuno. Il potenziale del gruppo risiede infatti nel promuovere l’autonomia del singolo, ma anche la personale capacità dei suoi membri di supportarsi a vicenda.
In tal modo il paziente impara ad affidarsi agli altri e, qualora in passato non avesse avuto la possibilità di farlo, il gruppo gli potrebbe offrire finalmente l’occasione per sviluppare un sentimento di sicurezza.
Una volta stabilito chi porta il problema da affrontare, tutti i partecipanti vengono coinvolti dal terapeuta in prima persona, innanzitutto fornendo la propria lettura delle vicende narrate, per stimolare chi parla a considerare altri punti di vista e a conferire un nuovo significato all’accaduto.
A questo punto il terapeuta incoraggia i partecipanti a mettersi concretamente in gioco e chiede loro di interpretare dei ruoli, per fare da specchio a chi sta lavorando in quel momento. Alla fine il terapeuta invita chi lo desidera a fornire un feedback su quanto è emerso, ovvero a far notare a chi parla quali effetti hanno avuto i suoi atteggiamenti sugli altri, consentendo al paziente di modificare il proprio comportamento nel modo più adatto alla circostanza analizzata.
Il terapeuta si serve dell’ausilio di tutto il gruppo perché la collaborazione è essenziale per la riuscita del processo terapeutico e il fatto che il contributo di ognuno venga considerato importante quanto quello degli altri consente ai pazienti di sentirsi riconosciuti e meritevoli di attenzione.
Questo aspetto è fondamentale per i pazienti, dato che può essere capitato loro di sentirsi poco amati, incapaci e inferiori rispetto agli altri o di non essersi sentiti all’altezza delle sfide della vita e, in tal senso, la terapia di gruppo può sanare queste ferite e accrescere l’autostima.
Lo psicodramma
Una tecnica particolarmente efficace per la terapia di gruppo è lo psicodramma, che consiste nella messa in scena di un evento rappresentativo della problematica riportata da chi chiede aiuto e che riproduce le interazioni tra il paziente e le persone con le quali si rapporta.
Il protagonista porta una situazione che lo mette a disagio, mentre i membri del gruppo lo aiutano a portare in vita il suo “dramma” personale secondo le sue percezioni: il paziente, come fosse un regista, fornisce le indicazioni per farli muovere e agire come nella vita reale.
I partecipanti del gruppo rappresentano il paziente stesso oltre alle persone da lui menzionate (genitori, partner, figli) riportando in vita le dinamiche relazionali che si instaurano tra di loro, così che il protagonista, da fuori, possa vedere cosa accade in maniera più distaccata.
Assistere alla riproduzione della scena permette al paziente, che non è coinvolto direttamente, di comprendere meglio le motivazioni che spiegano il modo di fare degli altri, di rivalutare il proprio ruolo e immaginare come avrebbe voluto comportarsi per sentirsi bene.
Poi chi lo desidera può provare a interpretare la parte del paziente, per suggerire soluzioni alternative al suo modo di agire e trovare strategie più consone al raggiungimento dei suoi obiettivi.
A questo punto per il paziente diventa più facile mettere in pratica quello che ha visto fare agli altri e tentare a riprodurlo in prima persona, perciò può scegliere il modo di reagire che gli sembra più adeguato e provare la parte che ha visto interpretare a qualcuno oppure improvvisare, così quando nella vita si presenteranno situazioni simili, potrà adottare strategie più funzionali.
Provare la parti come un attore
L’obiettivo dello psicodramma è di rappresentare la situazione per come la vede il protagonista e modificarla sulla base dei cambiamenti apportati dagli altri.
Con questo metodo anche gli altri membri del gruppo possono lavorare su di sé perché, quando vengono chiamati ad interpretare determinati ruoli, hanno l’occasione di provare alcune parti della propria personalità solitamente rimaste inespresse, come ad esempio la parte aggressiva, quella debole o quella più forte, e di scoprirne le potenzialità.
Per esempio, impersonando la parte di chi è sempre accondiscendente, si potrebbe imparare che a volte è più funzionale dire di no, piuttosto che accettare qualsiasi richiesta pur di compiacere l’altro e ci si potrebbe liberare dalla paura di essere disapprovati.
Così interpretare le varie parti di sé non solo permette ai pazienti di conoscersi meglio, ma offre anche l’occasione per replicare nella vita i vantaggi sperimentati durante la sessione terapeutica.
Il ruolo dei singoli partecipanti è fondamentale per il funzionamento del gruppo e permette ad ognuno di sentirsi considerato al pari degli altri, di vedere riconosciuto il valore dell’apporto personale e innalzare così la propria autostima. Ogni persona dona qualcosa di sé agli altri e prende qualcosa degli altri per sé, dato che quello che succede ha sempre risonanze emozionali per ciascun partecipante, compatibilmente con ciò che l’esperienza evoca a livello soggettivo.
Lo psicodramma è stato introdotto nella psicoterapia da Jacob Moreno con l’intento di rendere vivide le emozioni dell’attore attraverso l’interpretazione di un ruolo: solo entrando nella parte egli può realmente percepire come si sente nei panni di quel personaggio.
Il paziente che, per esempio, si immedesima nella parte di una persona arrabbiata, si identifica con quel ruolo a tal punto da provare rabbia, perché inconsciamente recupera nel suo bagaglio di memoria affettiva una situazione analoga in cui si è sentito proprio così. Questo gli consente di lavorare anche sul proprio vissuto e di capire cosa voglia cambiare del suo atteggiamento.
Nella pratica il terapeuta rivolge l’attenzione agli obiettivi individuali apertamente esplicitati, in virtù del perseguimento di un cammino di crescita e maturazione collettivo che va di pari passo con quello soggettivo. Il gruppo facilita l’autoconoscenza riguardo alle proprie modalità di rapportarsi con sé stessi e con gli altri e dà l’opportunità di sperimentare le conseguenze dell’adozione di nuovi comportamenti, nonché di riscontrarne il reale impatto nella vita.
Contattami se sei interessato a sedute di terapia di gruppo a Roma.