Psicologa per Terapia del Lutto

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Informazioni generali sulla terapia del lutto

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Quali sono i vantaggi della terapia per superare il lutto?

✔ Condividere il proprio dolore per sentirsi compresi e meno soli;

✔ piangere quando se ne sente il bisogno e considerarlo un modo naturale per esprimere il dolore;

✔ manifestare ciò che si prova senza vergogna e lasciare all’altro la possibilità di aiutarci;

✔ imparare a dedicare del tempo ai ricordi, come guardare delle foto o dei video della persona che è mancata o parlarne anche con i familiari che condividono lo stesso lutto per celebrare la sua memoria;

✔ concedersi del tempo per riprendere a stare bene ed evitare di avere fretta rischiando di ostacolare l’elaborazione;

✔ imparare a chiedere aiuto anche a chi ci sta vicino per sopportare meglio la sofferenza;

✔ trovare nuovi obiettivi e dedicarsi alla loro realizzazione;

Cos’è il Lutto

Il lutto è tra le esperienze più difficili da superare nella vita perché dobbiamo confrontarci con l’ineluttabilità della morte: una realtà che l’uomo, per istinto di sopravvivenza e per paura, non riesce ad accettare né per sé, né per i suoi cari. Per questo la prima reazione dinanzi alla morte di qualcuno è negare l’accaduto; siamo increduli del fatto che da un momento all’altro non potremo più vedere, abbracciare e toccare la persona che amiamo e che, nostro malgrado, dovremo adeguarci alla sua mancanza.

Che si tratti di un genitore, di un nonno, di un amico o di chiunque avesse un legame affettivo con noi e che la morte sopraggiunga all’improvviso o dopo una lunga malattia, siamo portati a rifiutare l’idea della perdita perché questa non dipende dalla nostra volontà.

L’impressione di essere abbandonati ci fa provare rabbia per non aver potuto impedire quello che è successo.
Perdiamo il nostro “oggetto d’amore”, ma abbiamo la sensazione di aver perso anche la relazione che ci univa alla persona amata; dunque, non ci mancano soltanto l’affetto e le attenzioni che eravamo abituati a ricevere, le parole che ci venivano rivolte, il sostegno e l’amore che ci venivano offerti, ma anche la possibilità di ricambiare.

La mancanza di queste opportunità comporta un senso di vuoto incolmabile e un dolore tanto profondo da credere che alla sofferenza non ci sia rimedio e che non sia più possibile né provare gioia, né ritrovare la spensieratezza e la serenità.
Tuttavia, il rapporto d’amore non va perduto, ma si trasforma: la persona che è morta ha rappresentato un modello significativo a cui continuare a fare riferimento ogni volta che ne abbiamo bisogno, proprio come quando era in vita.

Con l’ausilio della terapia possiamo imparare a interiorizzare gli insegnamenti, i valori e le convinzioni che il papà, la mamma, i nonni o chiunque altro ci ha trasmesso e a fare in modo che ci guidino nelle azioni quotidiane e nelle scelte di vita.
Nel mio approccio terapeutico il “lavoro con la sedia vuota” è particolarmente efficace nell’elaborazione del lutto perché consente di dialogare con la persona amata, immaginando di vederla seduta davanti a sé e di sentirla rispondere. Questo metodo è molto utile per esprimere ciò che non si è detto, risolvere dei conflitti rimasti in sospeso, rappacificarsi con la persona che non c’è più e sperimentare i vissuti piacevoli che si sono condivisi con lei quando era ancora viva.

Il paziente percepisce sensazioni molto simili a quelle provate nella realtà, ricorda cosa quella persona gli avrebbe detto, le sue espressioni e i suoi modi di fare e sperimenta un’altra modalità con la quale rapportarsi a lei. Così può confrontarsi con la realtà e accettare la sensazione di perdita senza la paura di affrontare il dolore, che, grazie alla condivisione con il terapeuta, diventa più sostenibile.

Dopo la fine della seduta spesso il paziente, riferendosi al proprio caro, dice: “se lo immagino è come se fosse qui” e si sente sollevato.

Quanto dura l’elaborazione del lutto?

 

Elaborare un lutto può essere molto doloroso da un punto di vista emotivo perché comporta un impiego di risorse che normalmente non adoperiamo. Mentre riusciamo a gestire altri eventi (la rottura di una relazione, un incidente, un problema di salute o di lavoro) di fronte alla morte di una persona cara non sappiamo come reagire perché siamo impreparati e non ci sentiamo in grado di sopportare la sofferenza che ne deriva.

Nel caso di un lutto, il vissuto cambia a seconda della fase di vita che stiamo attraversando nel momento in cui accade e dunque la sua elaborazione può essere più o meno lunga. Si può avere una reazione diversa a seconda dell’età, della profondità dei legami affettivi instaurati, della progettualità futura, della rete amicale che si hanno in quel momento e soprattutto di quanto fosse significativa la persona che si è persa.

Tuttavia, come esseri umani siamo deputati al superamento del lutto, ma questo processo richiede molto più tempo e sforzo se lo si fa da soli. Solitamente, infatti, l’elaborazione di un lutto passa attraverso 5 fasi e necessita di 12-15 mesi prima che la persona riesca a tornare a vivere tranquillamente senza provare più dolore. Se però il naturale processo di elaborazione si blocca e lo stato depressivo si prolunga per anni vuol dire che la persona non riesce a risolvere il disagio, che si può tramutare in un disturbo più grave come il disturbo post traumatico da stress.

Per questo è importante chiedere aiuto ad un professionista. La terapia consente che queste fasi vengano vissute nel modo opportuno, permettendo alla persona di passare dalla negazione all’accettazione della perdita.

La sofferenza passa quando il pianto viene sostituito da un senso di malinconia al pensiero che la persona non c’è più e si prova uno stato d’animo di serenità pensando all’importanza che quella persona ha avuto nella nostra esistenza, che ora può finalmente essere celebrata attraverso il ricordo.

Dalla negazione all’accettazione

A prescindere dalle proprie credenze religiose, la morte ci mette a contatto con l’idea di dover abbandonare per sempre coloro che amiamo e il fatto che sia intollerabile dipende in larga parte dalla convinzione che sia andato tutto perduto, che l’assenza e il vuoto che sentiamo non possano essere colmati in alcun modo e che il dolore del lutto non passerà mai.

Tuttavia, con il tempo queste sensazioni cambiano: quando ricordiamo la persona con un sorriso pensando a quello che faceva e la manteniamo in vita attraverso la ripetizione dei gesti o delle azioni che le abbiamo visto fare o delle battute che le sentivamo dire, accettiamo che, nonostante sia morta, possa essere presente in modo diverso da prima.

Eppure, la maggior parte delle persone dopo un lutto si rifiuta di portare avanti la propria vita perché niente sembra avere più senso.
Per questo è importante rivolgersi a un terapeuta per accettare che la persona non c’è più e imparare a godere dell’eredità affettiva che ci ha lasciato.

Quando anche dopo molti anni il lutto non viene superato, può essere necessario elaborare altri traumi vissuti in precedenza ed indagare cosa impedisce alla persona di andare avanti, lavorando sulle modalità di relazione avute con chi è morto, che, qualora siano state conflittuali, complicano l’elaborazione del lutto

Terapia EMDR e lutto

Il lutto è un vero e proprio trauma che per essere risolto va trattato come tale. Per questo la terapia EMDR è molto utile al fine della risoluzione di un lutto. Questo metodo permette al paziente di riattivare la sua capacità elaborativa grazie al fatto di rivivere le sensazioni provate a seguito del lutto e di averne una percezione completamente diversa da quella avuta al momento dell’evento, riducendo l’impatto emotivo che questo ha nel presente. Così il paziente può anche restituirsi il permesso di stare bene e di continuare a vivere senza per questo sentirsi sopraffatto dal senso di colpa o dall’ansia.

All’inizio della terapia il paziente si rifiuta di accettare quello che è accaduto, e dopo un primo momento di ribellione e di rabbia, cade spesso in depressione, rinunciando all’idea di essere di nuovo felice.
Per questo, oltre a facilitare la rielaborazione cognitiva del trauma, bisogna risolvere un conflitto interno tra la parte depressa e quella vitale che vuole seguitare a vivere ed essere felice, malgrado l’assenza della persona amata. Nel mio approccio il paziente viene aiutato a dare voce a entrambe le parti di sé, invitandole a dialogare tra loro con la mediazione del terapeuta che agevola l’integrazione delle due polarità.

Le persone, infatti, sono spesso arrabbiate per il fatto di considerare il lutto un’ingiustizia e si sentono terribilmente in colpa per il fatto di vivere senza la persona amata e riuscire ad andare avanti lo stesso. Perciò il terapeuta aiuta il paziente a concordare con sé stesso una sorta di patto per il quale concedersi il permesso di vivere serenamente senza sentirsi giudicato, alleviando così anche la sensazione di impotenza.

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Dr. ssa Valentina Arci

Psicologa e psicoterapeuta a Roma.

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Quando qualcuno muore quello che ci addolora di più è l’assenza fisica perché non abbiamo più l’opportunità di ascoltare la sua voce, di gioire dei suoi sguardi, di beneficiare dei suoi gesti e di godere della sua compagnia.

Perciò immaginare di avere un dialogo con la persona defunta, come si fa nella terapia della Gestalt, può aiutare il paziente ad accettare che, sebbene non sia possibile ricongiungersi fisicamente con lei, può ritrovarla nel ricordo ogni volta che vuole.

Nella mia pratica clinica ho notato quanto sia importante per il paziente richiamare il proprio caro nella fantasia per dirgli quello che non gli ha detto mentre era ancora in vita o che vorrebbe dirgli adesso che non c’è più, perché questo ha una sorta di effetto catartico e gli permette di accettare la sua assenza dal momento che l’altro non può più rispondere.

Tuttavia, i pazienti sanno esattamente come le persone che hanno perso gli avrebbero risposto e accorgersene li rincuora.
Questo metodo terapeutico è fondamentale al fine di dare un senso al tempo vissuto insieme a chi non c’è più e dunque dare una spiegazione anche alla morte.

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